CREAZIONI DI FANTASIA

CREAZIONI DI FANTASIA

Creare bellezza con le mani e la tecnologia

 


L’occhio di Iside è il logo di Creazioni di Fantasia, l’attività a metà fra il design e la tecnologia meccanica ideata da Manuel Corbelli, operaio prestato all’artigianato e mai del tutto restituito.
Creare oggetti, questo l’obiettivo. Come? Con delle stampanti 3D. E che tipo di oggetti? Lampade soprattutto, ma anche coppe, trofei, gadget, portachiavi, qualsiasi cosa si possa progettare in 3D e personalizzare, perché la gratificazione principale consiste nell’esaudire i desideri del singolo cliente e arrivare a realizzare l’oggetto che aveva in mente. Tanti prodotti poi sono ispirati a varie razze di cani, dal levriero al cavalier king, dal barboncino al rottweiler, per andare incontro agli amanti degli animali che vogliono ispirare qualche pezzo dell’arredamento di casa al loro migliore amico. E c’è anche qualche esemplare di famiglie decisamente diverse a fare eccezione, ad esempio gatti e farfalle.
La forza propulsiva di tutto questo? Voler dimostrare che competenze manuali e meccaniche hanno un valore molto più alto di quanto sembri, e possono sprigionare un’insospettabile energia creativa.

 

Quando è nata la tua attività?

Il sito esiste da quasi quattro anni ma avevo iniziato questo lavoro molto prima, nel 2014, con i mercatini artigianali estivi. I miei primi oggetti erano lavori di arte sacra: un tipo di artigianato di lunga tradizione, anche se ormai scomparso.

In effetti non capita spesso di sentirne parlare.

Io mi ci sono avvicinato anche perché, quando ero piccolo, avevo uno zio bravissimo a fare il presepe, un vero appassionato: era incredibile il modo in cui riusciva a creare, nello spazio di un caminetto, dei veri e propri spettacoli. Dava addirittura il senso della profondità posizionando statuine più o meno grandi, montando la capanna, modellando la carta crespa… lui sentiva proprio il desiderio di fare qualcosa per stupire le persone, quello stesso desiderio che sento anche io.

Nasce da qui l’idea per le tue creazioni?

Da qui, e dal desiderio di accantonare almeno in parte un’esperienza di vita tribolata, legata al mio secondo figlio che è nato con delle malformazioni agli organi interni. È il genere di situazione che ti cambia profondamente, ma poi, col tempo, vedendo qualche miglioramento nella salute di mio figlio, ho voluto dare spazio a qualcosa che fosse tutto mio e mi rendesse felice.

Quindi si tratta soprattutto di una gratificazione personale.

Sì, a darmi soddisfazione è pensare a soluzioni che il mercato ancora non offre, proporre al cliente di sviluppare insieme delle idee in modo esclusivo, cosicché quel prodotto sia completamente suo. A prescindere dal successo del singolo articolo, è fantastico saper creare qualcosa che prima non esisteva e che, quando arriva al cliente, lo stupisce e lo entusiasma. Pensa che, lo scorso Natale, il titolare di un locale per cui avevo realizzato delle lampade sferiche mi ha chiesto una lampada a forma di ruspa per suo figlio: detto fatto! È veramente bello prendere il desiderio di una persona e dargli vita.

La tua formazione?

Nulla che abbia a che fare con l’arte o il design. Ho studiato all’ITIS e ho iniziato abbastanza presto a lavorare in fabbrica, sono un collaudatore di macchine a controllo numerico. E devo ammettere che nei primi anni, subito dopo il diploma, il fatto di essere operario mi faceva sentire come un gradino sotto, rispetto a certi amici e conoscenti. Nell’ideazione di questa mia attività collaterale c’è anche un po’ di desiderio di rivalsa: ho dimostrato che saper lavorare con le mani mi rende capace di fare una cosa che un impiegato laureatissimo e specializzatissimo non saprebbe mai fare.

Quindi sei un po’ designer e un po’ produttore.

Sì, e per entrambe le cose ho dovuto acquisire competenze che prima non avevo. Ho studiato quasi sempre di notte per imparare a usare i software per la modellazione in 3D e ottenere altri tipi di preparazione, utili per incontrare specifiche esigenze nate su richiesta dei clienti: ad esempio come acquisire un logo, come trasformarlo, come realizzarlo con la stampante 3D. È una continua acquisizione di nozioni e modi di lavorare che, attraverso esperienza e tentativi, si affinano fino a dare risultati soddisfacenti.

L’investimento iniziale per la stampante 3D è stato pesante?

Sì, e con un fattore di rischio notevole: dovevo scegliere se acquistare l’utilitaria oppure la Ferrari. Solo che, nel primo caso, non valeva neanche la pena di buttarcisi perché io volevo creare qualcosa di grande, e che anzi spero col tempo possa ulteriormente ingrandirsi. Meglio quindi comprare la Ferrari… anche perché alla peggio la si rivende! All’inizio ho preso una macchina piccola, ma buona. Però per i pezzi di dimensioni più impegnative non era la tecnologia adatta. Così ne ho presa una seconda, alta due metri, con cui si fa di tutto, dal trofeo alla lampada più grande, e mi è utile anche dal punto di vista della quantità dei pezzi perché va più veloce e abbatte i tempi di consegna. C’è anche da dire che sfruttare troppo una macchina implica uno sforzo maggiore in termini di consumo, manutenzione, ricambi. Con due macchine, il carico di lavoro è più distribuito. Al momento, ne servirebbe quasi una terza…

Come funziona la produzione vera e propria?

Dunque, c’è il cliente che mi contatta perché vuole uno dei miei articoli, così com’è oppure con delle modifiche: per esempio aggiungere un logo o una scritta, dipingere l’oggetto di un colore diverso. E c’è il cliente che vuole un progetto completamente nuovo, che so… la lampada a forma di pastore tedesco. Come prima cosa cerco su internet le immagini di quella razza di cane, per comprenderne le caratteristiche fondamentali, dopodiché cerco i file STL adatti, scelgo il più adatto, scarico il file e con i vari software provvedo a eventuali modifiche e inserisco quella trama a triangoli o forellata che è un po’ il marchio di fabbrica dei miei prodotti. Se il cliente apprezza l’anteprima, passo alla stampa in 3D, che porta via circa un giorno per ogni pezzo; anzi, per i progetti più complicati o più grandi, anche due o tre giorni. Quando la macchina ha finito di stampare, estraggo la stampa dalla macchina, tolgo i supporti, infine carteggio l’oggetto per togliere i fili di lavorazione ed eventuali rimanenze o imperfezioni.

Passando così dal prodotto della macchina alla mano dell’uomo.

Esatto, e si prosegue. Quando la superficie è ben liscia, la vernicio del colore stabilito col cliente: di solito propongo una gamma abbastanza vasta (bianco, oro, argento, rame, rosso, nero, grigio). Quando la struttura esterna è asciutta, installo le luci: in alcuni casi sono a batteria, in altri vanno collegate alla corrente elettrica, tutti dettagli per i quali servono le competenze tecniche necessarie per il mio lavoro di operaio. Dopo l’installazione delle luci provvedo a scattare una serie di foto da mettere sul sito e su Facebook, infine spedisco al cliente.

All’inizio è stata dura?

I primi tentativi erano disastrosi! Poi, col tempo, sono migliorato. D’altra parte gli errori sono parte di un processo, di un cammino. Ci sono studiosi che hanno provato cento modi per risolvere un problema, senza riuscirci, prima di trovare quello che invece ha funzionato. In questo tipo di lavoro non devo avere fretta di consegnare, a dispetto delle richieste del cliente. Punto alla qualità, anche se i tempi si allungano, perché l’artigianato si fa con la passione, la cura del dettaglio, e anche col risvegliare nelle persone il senso del desiderio, l’attesa.

A parte la plastica vera e propria, quali materiali usi?

Per gli oggetti di arte sacra (che a dire il vero non tratto quasi più, perché non ha più mercato), le basi sono realizzate in legno restituito dal mare. Le lampade-cane invece sono fatte con fibre vegetali estratte da pannocchie di granturco.

Sul sito ce ne sono molte, è stata un’idea di successo.

Mi ero imbattuto in un sito nel quale si raccontava la storia di due fratelli, che hanno fatto della passione della lavorazione del legno un business, realizzando ciotole per animali. Ho pensato: visto che tanta gente adora gli animali, quell’amore incondizionato e trasparente che solo loro possono dare, perché non inventarsi qualcosa di legato a loro? Tentiamo di creare qualcosa che ancora non c’è, che sia una novità, che dia l’idea del proprio amico a quattro zampe (anche per ricordarlo quando non c’è più) e al tempo stesso faccia arredamento e sia personalizzabile.

I modelli più apprezzati?

Senza dubbio la lampada-bassotto e la lampada-carlino.

Ci sono diversi prodotti sul sito, stai lavorando molto.

Sì, nel catalogo ci sono parecchi prodotti. Questa mia attività per adesso rimane un secondo lavoro ma inizia a prendere piede. Ho ricevuto proposte da degli architetti, sono sponsor di una trasmissione sportiva locale che si occupa di calcio… mi propongo a locali e ristoranti offrendo anche la possibilità di personalizzare gli oggetti con i loro loghi, cosa che spesso ha un buon riscontro. Ho cercato di studiare un minimo anche l’arte della vendita, su cosa puntare, cosa invece è meno interessante. Insieme a Idexa Web ho avviato delle campagne online per far conoscere il sito… insomma cerco visibilità, e dalla visibilità arrivano gli ordini.

Quindi il sito web il tuo principale canale di vendita.

Il sito non è il solo ma è il più importante. Lo abbiamo messo in piedi perché i mercatini non bastavano più, mi serviva una vetrina più ampia. Avevo provato con Amazon ma non mi sono trovato bene, e poi ero sempre “in mano” a qualcun’altro. Un amico mi ha presentato a Idexa Web, ho parlato con loro del progetto e mi hanno fatto un’ottima impressione. Diciamo che, anche in questo caso, ho voluto una Ferrari e l’ho trovata con un prezzo adatto alle mie possibilità. In più ho riscontrato molta umanità e un’ottima assistenza: se ho un problema chiamo e loro sono subito disponibili, il che è un grosso valore aggiunto.

Dicevi che ci sono anche altri canali minori di vendita?

Qualcosina. Per esempio, c’è un negozio di Cervia a cui ho dato in esclusiva la lampada-levriero, poi ho dei contatti in Olanda e in Spagna, in più ci sono liberi professionisti come architetti e orafi che mi chiedono di produrre per loro articoli specifici per il loro negozio. Il mercato della stampa 3D è molto versatile, quindi ci sono tante applicazioni. Mi piace l’idea di usare la tecnologia per creare bellezza.

Insomma non solo designer e produttore, ma anche manager.

Prendo spunto dalle grandi aziende in cui lavoro: ci sono momenti favorevoli, altri di crisi, altri in cui conviene investire in vista di un momento favorevole per il mercato. Bisogna essere flessibili, cercare di avere le risposte giuste nelle varie fasi che il mercato offre.

Ci vuole un impegno costante.

Soprattutto spirito d’iniziativa. Ho iniziato chiedendomi: possibile che la mia competenza lavorativa non si possa applicare a qualcosa di diverso dal lavoro in fabbrica, a uno sbocco ancora inesplorato? Quel che cerco di trasmettere, anche ai miei figli, è l’idea che si debba credere nelle proprie possibilità e capacità, senza porre limite alle proprie aspirazioni. Questa attività, ora come ora, mi dà uno stipendio intero? No, ma aiuta. E se non provi, se non ti dai da fare, non arriverà mai nulla. Vince la perseveranza.

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Intervista a cura di Velma J. Starling

VIDEO INTERVISTA

 

Manuel Corbelli di creazionidifantasia.it ci rivela la strada che lo ha condotto verso il mondo della stampa 3D.

Ascolta l’intervista integrale