EMMEDUE DIVISION

Competizione di squadra

 

 

Quando sento Christian per prendere appuntamento, la sua preferenza è subito chiara: vederci presso la sede di Emmedue, così da farmi “conoscere la nostra azienda e le nostre persone”, dice proprio così.

Per chi con le parole ci lavora, sentire due vocaboli importanti nella stessa frase fa rizzare le orecchie. Conoscere, non mostrare, quindi qualcosa che vada oltre la mera esibizione: un contatto più approfondito, più denso. E persone, quindi non solo i capannoni o gli uffici, ma soprattutto la squadra che manda avanti tutto il lavoro, gli impiegati e gli operai che lavorano lì da decenni. Il senso di un’azienda di famiglia sta anche qui, nel fatto che un’attività longeva ha le sue radici nel fondatore, Alfio Montanari, il quale ha avuto un buon guizzo imprenditoriale e la lungimiranza di individuare un settore di mercato favorevole, e nel team che quel fondatore ha saputo assemblare nel corso degli anni in un contesto di rispetto e collaborazione. Senza contare la capacità di trasmettere quel contesto alla generazione successiva, lasciando evolvere il legame in qualcosa di più complesso e stratificato.

Così, mentre cammino per i vari settori della Emmedue, assisto in diretta allo svolgimento del lavoro e stringo la mano ad alcuni degli storici collaboratori. Una vera “azienda di famiglia”, di nome e di fatto.

 

Com’è organizzata l’azienda?

Abbiamo due divisioni. La prima si chiama Tecnomec, che si occupa di lavorazioni meccaniche di precisione ed è nata nel 1979, fondata da mio padre. All’inizio si trattava di una piccola officina, in cui si affilavano i nastri per tagliare; poi, poco alla volta si è ingrandita ed è diventata uno stabilimento vero e proprio. Ad oggi, è diventata una realtà che fornisce componenti meccanici ad aziende importanti, come il gruppo Biesse, il gruppo SCM e così via. Nel corso degli anni abbiamo adottato la strategia di scegliere clienti con tipologie di prodotto molto diverse fra loro e in settori diversi: ad esempio macchine per la lavorazione del legno, macchine per la lavorazione dell’alluminio, packaging, movimento terra… è una strategia che negli anni ha pagato perché i mercati sono soggetti a cicli, alcuni settori funzionano meglio di altri a seconda dei periodi. Quindi cerchiamo di mantenere un giusto equilibrio e di diversificare i tipi di servizi che possiamo offrire.

E la seconda divisione?

È la Emmedue, che ha debuttato nel 1993. Anche in quel caso è stata un’idea di mio padre, capitata quasi per gioco: gli avevano proposto di costruire delle macchine taglierine per la lavorazione e il taglio della pietra, e da lì è partito tutto. Mio padre ha aperto la Emmedue e anche in questo caso, nel corso degli anni, ha sviluppato il prodotto in vari modi e ha partecipato praticamente da subito alle fiere internazionali di settore, quelle che segnaliamo sempre anche sul nostro sito. All’epoca, per esempio, ce n’era una molto importante a Carrara, che valeva per il mercato internazionale; ma l’azienda si è espansa presto anche all’estero, sia in Europa che oltre i confini europei. Soprattutto negli Stati Uniti siamo molto attivi, perché abbiamo un ottimo rivenditore che ci ha fatto ottenere buoni numeri sul mercato.

Qual è oggi la peculiarità di Emmedue?

Il fatto che ogni nostro prodotto sia interamente progettato e realizzato al nostro interno. Ne abbiamo una quarantina, ad esempio fresatrici, taglierine, macchine multifunzione, e di ciascuno possiamo controllare sia le tempistiche di produzione che la qualità. Essere autonomi nella loro costruzione è fondamentale per gestire ogni aspetto, tra cui il servizio di assistenza che è particolarmente importante.

Quindi il contatto con il cliente.

Esatto: negli ultimi anni abbiamo potenziato moltissimo il service, perché vogliamo che il cliente sia supportato sempre, questa per noi è una cosa fondamentale. Vendere il prodotto è il primo passo ed è ovviamente imprescindibile, ma fornire un buon servizio è altrettanto significativo. Lo sperimento io stesso qua in officina: se mi ritrovo con una macchina utensile che si ferma, quella macchina non fa produzione, il che significa un danno economico. Quindi ho bisogno che il fornitore della macchina sia pronto a risolvere il problema.

È un approccio che sta pagando?

Decisamente. Anche perché, nel momento in cui le nuove tecnologie portano ad aumentare le performance dei macchinari, sempre più spesso ci andiamo a scontrare con aziende più grandi, che a livello worldwide hanno strutture commerciali e tecniche di dimensioni enormi rispetto alla nostra.
Quindi noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di individuare il nostro punto di forza appunto nel fornire un’assistenza agile e veloce. Oltre a questo, ci rendiamo sempre disponibili per la realizzazione di macchine customizzate, che coprono un buon 20% della nostra produzione (le altre sono standard). Se un cliente ci contatta per una specifica esigenza, noi progettiamo, costruiamo e consegniamo proprio la macchina che gli serve. In sostanza, è fatta apposta per lui.

Siete riusciti a potenziare il service anche all’estero?

Sì, e ci è voluta un’attenzione particolare. Il nostro mercato principale è quello europeo, ma fuori dall’Europa lavoriamo soprattutto con gli Stati Uniti, e proprio per curare quel mercato al meglio abbiamo inaugurato in Florida, nel 2008, la sede Emmedue USA. In questo modo diamo un supporto in loco agli americani, che in termini di assistenza sono molto esigenti. Già la semplice differenza di fuso orario renderebbe impensabile un supporto veramente efficace da qui, per cui la filiale americana è stata un passo importante. Anche i nostri fornitori, nel corso degli anni, sono stati selezionati in modo che garantiscano una qualità molto alta e che siano in grado di fornire un service worldwide. Per esempio, se da qualche parte salta un azionamento motore, possiamo trovare le parti ovunque nel mondo senza la necessità di venire qui in Emmedue.

In questo quadro, le nuove tecnologie informatiche hanno un ruolo importante?

Sì, perché grazie ai collegamenti da remoto ci permettono di “entrare” direttamente nelle macchine, anche se si trovano dall’altra parte dell’oceano, e da lì capire l’origine di un guasto o di un allarme, addirittura iniziare già a intervenire. Ovvio che se c’è l’esigenza di riparare qualcosa serve assistenza in loco, soprattutto per la parte elettrica dei macchinari che è complicatissima e mette in gioco mille variabili. Ma avere a disposizione uno screening da remoto è un valore aggiunto che fa una bella differenza. Mettiamo questa nostra efficienza a disposizione dei rivenditori, che da noi acquistano e rivendono le macchine, ma anche dei clienti finali, che devono sapere di avere sempre le spalle coperte dalla casa madre, se necessario.

Quindi con i clienti finali c’è un contatto diretto e costante, che va oltre la semplice vendita del prodotto.

Certamente, tant’è vero che qui in sede abbiamo uno showroom di 200 metri quadri, dove i clienti, o potenziali tali, possono vedere i macchinari accesi, collegati e utilizzabili al 100%, pronti cioè a tagliare, fresare, eccetera. Tutti gli strumenti di comunicazione sono utilissimi: brochure, video, fiere, sito internet, ma vedere la macchina in funzione con i propri occhi è un’esperienza diversa. Da quando abbiamo deciso di dedicare a questo aspetto il tempo e le risorse necessarie, ci rendiamo conto della quantità di esigenze, dubbi e richieste che emergono.

È stato difficile inserirsi in un’attività così complessa?

Io sono entrato in azienda nel 2009; però anche prima, pur non avendo mai avuto ufficialmente un ruolo, ero qua molto spesso. Fino a quell’anno, mi ero occupato di altro, nello specifico di corse in macchina: avevo iniziato da ragazzino con i go-kart, poi col tempo ero entrato in formula e avevo corso in varie categorie. Il mio lavoro era quello, che comporta preparazione fisica e mentale, relazioni con gli sponsor, test, prove, gare… poi, arrivato a un certo punto, mi sono detto che ero soddisfatto, mi ero divertito e avevo ottenuto dei risultati significativi. Forse era giunto il momento di fare altro, e dopotutto c’era un’azienda di famiglia da seguire. Così sono entrato in punta di piedi, per imparare il funzionamento dei processi aziendali, e ho cercato di contribuire come potevo. La stessa cosa ha fatto mia sorella Ylenia, così adesso siamo lì entrambi, mentre i nostri genitori sono andati in pensione. Non è che ci sia stato un momento preciso in cui ci hanno dato il via per camminare con le nostre gambe, è successo poco alla volta.

Quindi ti trovavi in un contesto con cui eri già in confidenza.

Sì, considera che alcune persone lavorano qui da più di 30 anni e mi hanno visto crescere, quando ero ragazzino correvo qua davanti con la minimoto… è molto bello perché con i nostri dipendenti e collaboratori non ho trovato nessun ostacolo, non è stata una di quelle situazioni in cui improvvisamente “entra il figlio”. Andare per gradi ha contribuito a creare non solo la mia preparazione, ma anche la fiducia dei dipendenti.

Immagino che implementare le soluzioni informatiche sia una delle esigenze principali, anche nell’ambito della comunicazione.

Sì, abbiamo lavorato su questo aspetto anche di recente. Nel nostro settore non possiamo basarci sull’e-commerce, perché realizziamo prodotti dedicati, ma ci è indispensabile un sito internet che funga da vetrina e che però non sia un sito statico, dove ci si limita a presentare i prodotti, ma dinamico, dove si possono inserire con una certa frequenza delle novità, ad esempio la partecipazione alle fiere. In questo modo, anche la parte comunicativa del sito ha un certo spessore. Fino a un paio di anni fa avevamo una persona  al nostro interno che si occupava di internet in generale, dai social alla grafica al marketing, ma con l’aumento del carico di lavoro abbiamo voluto riorganizzarci e potenziarci. Così, dopo una ricerca dedicata di settore, ci siamo affidati a Idexa Web. Siamo contenti della scelta perché il loro staff ci ha supportato puntualmente e ci ha indirizzati su alcuni aspetti da migliorare. Ora vediamo i frutti di questo lavoro ed è una bella soddisfazione.

E poi ci sono le fiere.

Quasi una al mese! Quella di Carrara adesso non c’è più, ma se ne tiene una a Verona che è la più importante al mondo. Poi andiamo in Germania, Belgio, Spagna, Polonia, Brasile, ovviamente Stati Uniti… ce n’è una piuttosto importante anche in Cina, ma quello è un mercato su cui siamo poco presenti e al momento non investiamo in modo particolare. Oltre che per le fiere, io e i miei manager ci spostiamo anche per le normali visite commerciali presso rivenditori e clienti; è quella parte del lavoro che rimane sempre importantissima a prescindere dalle innovazioni informatiche. Solo nel periodo del Covid, avevamo dovuto limitarla.

 

Durante la pandemia siete riusciti a lavorare?

Qui nella Repubblica di San Marino, siamo stati fortunati perché ci è stata data la possibilità di lavorare, almeno al 50%. Abbiamo dovuto prendere molte precauzioni, ad esempio organizzare turni, entrare da una parte e uscire dall’altra, eccetera, ma siamo stati chiusi appena una decina di giorni, per il resto si andava avanti abbastanza bene. In quell’occasione abbiamo lavorato molto sul nostro CRM (Customer Relationship Management) per integrare al meglio i processi aziendali: mandare le offerte con relative email, ricevere le conferme, gestire i processi d’ordine, le spedizioni, insomma ogni passaggio collegato ai precedenti e ai successivi. È uno strumento notevole, che adesso utilizziamo al 100%.

Insomma anche i momenti più complicati sono occasioni per migliorare.

Ci proviamo e vediamo dei risultati. Adesso in azienda abbiamo una quarantina di persone, a cui si aggiungono i collaboratori esterni. Quest’anno festeggiamo i 30 anni di Emmedue, l’anno prossimo i 45 di Tecnomec… raccogliere i frutti del lavoro è entusiasmante e ci spinge sempre a fare del nostro meglio.

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Intervista a cura di Velma J. Starling